23/02/2006
COMUNICATO STAMPA
DOPO SETTIMANE DI PRESSIONI E INTIMIDAZIONI SUI LAVORATORI CHE AVEVANO RACCONTATO LA PROPRIA CONDIZIONE RITARDATA LA PRESENTAZIONE DI UN FILM SULLA REALTA' DEL PORTO DI GENOVA – CONFERMATO L'APPUNTAMENTO DEL 16 MARZO (data prevista per l'anteprima) DOVE VERRANNO PRESENTATE LE PARTI PIU' SIGNIFICATIVE DEL FILM.
“De Ma, trasformazione o declino”: questo il titolo del documentario sulla realtà del lavoro nel porto di Genova che doveva essere presentato il 16 marzo in anteprima e che l'autore, il regista Pietro Orsatti, ha temporaneamente bloccato davanti ad una vera e propria campagna di pressioni e intimidazioni su molti dei lavoratori portuali e dei testimoni che avevano raccontato nel film la propria vicenda umana e professionale.
“Si sono verificate numerose pressioni sul posto di lavoro soprattutto sui lavoratori più giovani e meno politicizzati e tutelati – racconta il regista – un film non vale un posto di lavoro, o un clima di questo tipo. Per questa ragione ho deciso con la produzione di sospendere per ora le presentazioni di questo documentario. E' paradossale questa vera e propria campagna preventiva: non è stata fatta ancora nessuna presentazione pubblica del prodotto, solo su internet, a bassa risoluzione, era disponibile da circa una settimana una versione non completa e che oggi è stata comunque ritirata. Ma le intimidazioni erano partite ancora prima che questa versione fosse disponibile: quello che è evidente è che in molti non vogliono che si racconti la realtà sulla sicurezza del lavoro, della precarietà e del declino del principale porto italiano”.
Nel film venivano raccontate, attraverso le voci di numerosi lavoratori, le drammatiche condizioni di lavoro dei portuali genovesi, e in particolari quelli della Compagnia Unica: 24 morti in cinque anni nel porto; solo in Compagnia unica una media annuale diverse centinaia di incidenti sul lavoro sui mille lavoratori; uso indiscriminato del lavoro a cottimo; precarietà diffusa e mancata applicazione della legge 84/94 che prevede, fra l'altro, il contratto nazionale per il lavoro portuale e l'istituto del mancato avviamento; assenza di una politica di gestione organica nelle aree portuali, di competenza dell'Autorità portuale, con conseguente degenerazione di tutte le principali attività di manutenzione e razionalizzazione del lavoro nei terminal.
“Non ritiro il film – racconta l'autore – e non rimando la data della sua presentazione. La necessità di tutelare quei lavoratori a rischio di discriminazioni gravissime prospettatesi in questi giorni, ci costringe soltanto ad alcuni ritocchi in montaggio: sostituire qualche voce quando si hanno centinaia di ore di film girato non è un problema”.
“La cosa più incredibile – conclude Orsatti – e che in realtà il film non vuole colpire una categoria o un'organizzazione come la Compagnia Unica, anzi. Dimostrando le enormi difficoltà che oggi attraversa la portualità in Italia, raccontando la trasformazione del settore e la drammaticità delle condizioni di lavoro si voleva contribuire soltanto a aprire una discussione realistica su quello che sta avvenendo da alcun anni a Genova. Cercare di bloccare il film, come si sta tentando di fare, dimostra solo che non si vuole che del porto se ne parli. Forse a qualcuno sta bene così”.
venerdì 23 febbraio 2007
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