CAMALLI, A RISCHIO DELLA VITA
Il caporalato, camuffato da lavoro interinale, è entrato anche nelle Compagnie dei lavoratori portuali, un tempo simbolo della difesa dei diritti degli operai. Ormai anche il sindacato - spesso seduto nei cda delle Compagnie e delle agenzie di lavoro in affitto - mette al primo posto la produttività.
E intanto i lavoratori rischiano la vita ogni giorno.
Qualcuno l'ha già persa, come Luca Vertullo.
di MARCO PREVE
Un morto scomodo. Circondato da imbarazzi e silenzi, proprio nei giorni in cui il presidente della Repubblica invita a "spezzare la catena delle vittime del lavoro".
Se si vuole un segno forte, tangibile, e preoccupante, del malessere e dell'insofferenza che agitano larga parte del mondo del lavoro, quello che produce i fischi e le contestazioni ai leader del centro-sinistra e dei sindacati, allora val la pena di fare un giro sul fronte del porto.
L' universo dei camalli, quelli di Genova come di tutti gli altri scali italiani, dopo la rivoluzione forzata degli anni Novanta con la privatizzazione delle banchine, oggi è solcato da una serie di profonde contraddizioni. Da ultimo baluardo a difesa dei diritti degli operai, simboli dell'antifascismo, feroci accusatori dello sfruttamento dei lavoratori, oggi le Compagnie vivono una trasformazione in senso manageriale, con legami sempre più intrecciati con la politica, il sindacato istituzionale e la grande finanza, che rischiano, e anzi lo stanno già facendo, di corrodere l'antica autorità morale dei camalli.
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